Un tempo le vincite del Lotto e del Superenalotto erano tassate esclusivamente alla fonte, vale a dire prima che il giocatore vincente vedesse qualunque tipo di somma. Le tasse erano imposte sul prezzo del biglietto, della giocata, del gratta e vinci o di qualunque altro gioco si trattasse: per giocare, ogni giocatore pagava qualche centesimo in più che finiva diretto nelle casse dello stato. Oggi è ancora così, ma è stata aggiunta una nuova tassa sulla vincita il 1° ottobre 2017.
La “tassa sulla fortuna”
La tassa sulla fortuna consiste nel detrarre una certa percentuale dalla somma vinta dal fortunato giocatore. Questo vale per quasi tutti i giochi: Lotto, Enalotto, Superenalotto, Gratta e Vinci, Lotteria Italia, Win for Life e Videolottery. Per ognuno di questi giochi la percentuale tassata è del 12% della vincita totale, ma solo per la quantità che eccede i 500 euro. Vale a dire, se il premio è di 500€ non vi è alcuna tassazione, mentre se fosse di 600 verrebbe detratto il 12% di 100€, cosicché il premio netto sarebbe di 588 euro.
Per quanto riguarda il poker, i casinò online, le scommesse, il bingo e le slot machine la situazione per fortuna (grazie signora Fortuna) rimane invariata e non c’è pericolo di vedere il nostro bottino decurtato. La cosa è abbastanza logica se paragoniamo le vincite medie di questi con le lotterie precedenti; per esempio sappiamo che il massimo che si può vincere alle slot machine sono 100 euro, è chiaro che la tassa sulla fortuna ricopre fattispecie differenti.
Ma quali i rapporti tra Stato e gioco d’azzardo attualmente? Nelle scorse settimane il nuovo governo Lega Cinque Stelle aveva accennato alla possibilità di bandire la pubblicità del gioco d’azzardo, come se fosse un male alla stregua del fumo. Da notare che l’Italia ad oggi è il primo paese in Europa per incassi erariali provenienti dal gioco d’azzardo. Questo non solo significa che abbiamo le tasse più alte di tutti, ma che il nostro Stato è quello che ci guadagna di più. Un dato da non sottovalutare vista l’attuale situazione economica del nostro paese. D’altra parte, un eventuale aumento della pressione fiscale non necessariamente si tradurrebbe in un aumento degli incassi per lo Stato, perché tutti finirebbero per giocare di meno, mentre una estinzione della pubblicità è certo che faccia perdere giocatori e di conseguenza contributi alle casse dello Stato.
E poi, nel quadro che si prospetta, non bisogna sottovalutare il possibile insorgere del gioco illegale. È bene stare attenti a non demonizzare eccessivamente il gioco con tassazioni e oneri troppo pesanti. Un po’ come per la marijuana, che da illegale è linfa vitale per la mafia e danno per la salute dei cittadini, mentre legalizzandola sarebbe una fonte di guadagno per il paese e ci sarebbero meno rischi per i consumatori.